LIBERALE DE NARDI E IL SUO STABILIMENTO BACOLOGICO
Chi giunge a San Fior venendo da Conegliano, incontra sulla sua sinistra, poco prima d'entrare in paese, un grande edificio recentemente ristrutturato. Quell'edificio fu la sede di un'importante impresa: lo Stabilimento bacologico De Nardi. Questo lavoro è un breve profilo biografico del suo fondatore, Liberale De Nardi.
Liberale De Nardi nacque a Borgo Gradisca il 31 maggio 1878, alle due del pomeriggio. Era figlio di Antonio di Pietro De Nardi (del ramo dei De Nardi distinto dal soprannome "Luca") e di Anna del fu Giovanni Celotti. 1 La casa dei suoi genitori era fuori del paese, lungo la strada che porta a Colle Umberto: fino a poco prima della sua nascita, anzi, pare fosse compresa in quest'ultima parrocchia.
Il padre, Antonio De Nardi, era nato nel 1845; e nel 1861, a soli sedici anni, fondò con i suoi famigliari uno stabilimento bacologico, che sorgeva accanto alla sua abitazione. È forse utile spendere qualche parola per illustrare in cosa consistesse questa attività.
Molti lettori ricordano sicuramente la frenetica attività dei contadini tra la primavera e l'estate, quando raccoglievano in continuazione le foglie dei gelsi per nutrire i bachi da seta (o "cavalieri", com'erano comunemente chiamati). Le larve dei bachi divoravano le foglie a ritmi incredibili per crescere, completare il loro ciclo vitale come bruchi e infine formare i bozzoli, che venivano essiccati per ricavare il filo di seta.
Questa attività, un tempo diffusissima nelle campagne, e pressoché scomparsa, dalle nostre parti, solo negli ultimi decenni, forniva ai contadini un reddito supplementare non trascurabile e s'inseriva in uno dei più antichi cicli di produzione "industriale", fiorente da secoli nel Veneto e in tutta l'Italia del nord. 2 Anticamente, erano gli stessi contadini a procurarsi in proprio il cosiddetto "seme bachi", cioè le uova da cui nascono le piccolissime larve: una parte delle farfalle completavano il ciclo di vita con la fecondazione e la deposizione delle uova, che venivano utilizzate la successiva stagione.
Ma a metà dell'Ottocento si diffuse in tutta Europa una grave malattia del baco, la cosiddetta pebrina. Tale malattia provocò una spaventosa mortalità fra i bachi e una drastica riduzione della produzione di seta. 3
Le ricerche degli scienziati di tutta Europa (fra questi ebbe un importante ruolo il famoso biologo Louis Pasteur) portarono alla conclusione che la malattia era ereditaria; pertanto, eliminando gli insetti sicuramente malati - operazione che si realizzava facilmente attraverso un esame microscopico - si potevano selezionare delle farfalle sane che avrebbero sicuramente deposto uova sicure, bloccando la diffusione del morbo.
In questo modo nacque e si sviluppò su basi scientifiche l'industria bacologica, che curava la selezione dei bachi, il commercio del seme prodotto da farfalle sane e la confezione di altro seme per ricominciare il ciclo. Gli stati europei stabilirono precise norme cui questi stabilimenti dovevano attenersi: in Italia sorsero due stazioni bacologiche sperimentali, una a Padova l'altra ad Ascoli Piceno, che sovrintendevano all'attività degli stabilimenti bacologici, svolgevano attività di ricerca nel settore della bachicoltura, e istruivano i responsabili degli stabilimenti. Il direttore d'uno stabilimento bacologico doveva infatti per legge conseguire un diploma di "biologia applicata alla sericoltura".
Liberale De Nardi svolse i normali studi elementari nel suo paese, poi seguì le orme del padre, lavorando nel suo stabilimento, respirandone ogni giorno l'atmosfera e imparandone il funzionamento in ogni dettaglio; successivamente, nei primi anni del Novecento, per ereditarne l'attività, seguì il corso di biologia applicata alla Stazione sperimentale di Padova e superò il difficile esame finale.
Il 18 novembre 1903 sposò Maria Natalina Marcon, di Castello Roganzuolo. Dal matrimonio nacquero ben nove figli: Severa, Nilo, Emma, Corinna, Iolanda Nella, Gino, Guerrino, Ada e Alberto; di questi, quattro (Corinna, Nilo, Gino e Alberto) furono bacologi a loro volta
e conseguirono lo stesso diploma del padre. 4
In quegli stessi anni, Liberale De Nardi fondò e costruì il nuovo stabilimento, in una posizione molto felice, lungo una strada di grande passaggio come la Pontebbana, su un lotto di terreno che si estendeva, sul retro dell'edificio, per ben quindici ettari. Il primo blocco dello stabilimento, completato prima della grande guerra, era il più grande, quello che corre lungo la strada, fino alla parte rialzata, che venne costruita con l'ala laterale in seguito.
Purtroppo tutta la documentazione dell'impresa è andata dispersa dopo la chiusura; pertanto non è possibile una ricostruzione dettagliata delle sue vicende; vale però la pena di dare uno sguardo generale all'attività che vi si svolgeva nel corso d'un anno.
Partiamo dalla primavera. A seconda dell'andamento della stagione, di come erano germogliati i gelsi, della temperatura, verso la metà d'aprile il seme prodotto l'anno prima veniva posto in appositi telai per far nascere i bruchi. Esistevano due qualità di seme: uno commerciale, che veniva acquistato dai diversi produttori; un altro, detto delle "razze pure", che era affidato ad alcuni allevatori selezionati. La fabbrica di Liberale De Nardi si serviva di allevatori di San Fior, Castello, Tovena e Fregona, dove esistevano caratteristiche ottimali per lo sviluppo di questi bachi importantissimi, destinati non a fornire seta ma a riprodursi e a confezionare nuovo seme. Questi allevatori erano visitati ogni settimana da un addetto dello stabilimento, il "bigattino", che verificava le condizioni e la crescita dei bachi loro affidati.
I contadini lavoravano febbrilmente per nutrire i bachi più o meno fino agli inizi di giugno; a quell'epoca s'erano formati i bozzoli, che venivano riportati al bacologico: qui iniziava l'attività vera e propria.
Le operaie (tranne il bigattino e l'addetto all'essiccatoio, tutto il personale era femminile), effettuavano una prima cernita dei bozzoli, scartando quelli difettosi; i bozzoli venivano inseriti in un "isolatore": una sorta di grande cassettiera, con i cassetti divisi in piccoli scomparti, ognuno destinato ad ospitare un solo bozzolo. Da questi bozzoli, nel giro d'un paio di settimane, nasceva la farfalla. Ogni mattina le operaie verificavano quali farfalle fossero uscite dal bozzolo, e separavano i maschi dalle femmine. Le farfalle femmine venivano poi fecondate; subito dopo i maschi, ormai inutili, venivano gettati via.
Le farfalle fecondate venivano chiuse in una celletta di pergamena forata e chiusa ermeticamente (una celletta per ogni farfalla). All'interno della celletta la farfalla deponeva le uova e, completato il suo ciclo vitale, moriva.
A luglio, dopo la morte delle farfalle, si procedeva al loro esame microscopico. Se sull'insetto si riscontravano i sintomi della pebrina, la farfalla e le sue uova (da cui sarebbero nati probabilmente individui malati) venivano gettate via. Le rimanenti celle con le uova sane erano conservate a precise condizioni di temperatura e di aerazione.
Dopo la festa dei Santi, ai primi di novembre, le celle erano poste in acqua per lavare il seme; questo veniva raccolto, messo ad asciugare, pesato, posto nei telai e conservato in frigorifero: oggi ci si serve di frigoriferi elettrici, a quell'epoca si usavano celle raffreddate a ghiaccio.
II seme conservato restava nello stabilimento fino alla primavera, quando entrava nelle camere di incubazione e il ciclo ricominciava con la vendita del seme commerciale ai contadini e l'affidamento del seme di "razza pura" agli allevatori selezionati.
Allo scoppio della grande guerra, Liberale De Nardi venne richiamato alle armi, ma non prestò effettivamente servizio; venne temporaneamente esonerato, per periodi sempre più lunghi, fino alla fine del conflitto, probabilmente per la responsabilità della ditta. 5
L'invasione austriaca segnò una sosta forzata nell'attività dello stabilimento. De Nardi e la sua famiglia passarono il Piave e si rifugiarono a Noventa Vicentina, presso alcuni rappresentanti della ditta. Pare che durante l'invasione i soldati austriaci s'impadronissero del seme conservato nello stabilimento e lo spargessero sui campi circostanti, convinti di far crescere qualche pianta utile a sfamarsi. 6 Lo stabilimento sarebbe stato anche utilizzato come prigione per circa 300 ribelli bosniaci, polacchi, lituani e cechi, addetti alla manutenzione della Pontebbana. 7
Dopo il ritorno a San Fior, De Nardi riprese in pieno la sua attività. Un episodio significativo, quasi un simbolo della ripresa dopo la guerra, fu la costruzione nel 1923 dell'elegante villa destinata a sé e alla sua famiglia, accanto allo stabilimento. Alcuni anni dopo anche questo venne ingrandito, con la costruzione dell'ala laterale rivolta verso est (1928-29).
Furono questi gli anni di maggiore prosperità dell'azienda, che nel 1931 era segnalata, da un ispettore inviato dalla prefettura al comune di San Fior, come una delle pochissime realtà industriali del paese. 8
Un altro indicatore, indiretto ma significativo, possono essere le tasse pagate dal titolare. Nel 1923 gli vennero richieste L. 425 di tassa di famiglia, 150 di tassa d'esercizio e 27 complessive di tasse sui domestici e le vetture. Il nostro protagonista tentò due ricorsi per ottenere una diminuzione, ricordando che i campi erano stato danneggiati dalla guerra e che quell'anno aveva affrontato molte spese per cambiare quasi tutte le piantagioni; il commissario del comune respinse però la richiesta, considerando che De Nardi gestiva "un'industria seme bachi che ha un'importanza non indifferente, tanto da presumere il reddito annuo molto superiore alle L. 22.000". 9
Due anni dopo, nel 1925, la richiesta di tasse fu ancor più pesante: L. 900 di tassa di famiglia e 400 di tassa d'esercizio. De Nardi, in un nuovo ricorso, presentò un resoconto della sua attività. Aveva riscosso L. 150.000 come risarcimento dei danni di guerra, ma ne aveva 300.000 di debiti. Aveva dovuto ingrandire lo stabilimento a causa delle "recenti norme restrittive e regolative ministeriali". Ricordò con orgoglio di essere uno dei pochi che offrivano lavoro in un periodo di grave disoccupazione, e che tutta la sua attività "è frutto della sua iniziativa e coraggio certamente superiori ai mezzi di cui dispone, e che lo potrebbero portare da un momento all'altro anche alla rovina". Il comune, interpellato dalla prefettura, valutò che "ben più di 30.000 lire annue deve dare l'industria, nella quale si confezionano circa due quintali e mezzo di seme bachi"; inoltre, oltre a 16 campi a mezzadria, possedeva due stalle con circa 14 bovini e "una residenza invidiabile". Anche la camera di commercio giudicò ragionevole la tassazione, "considerando che lo stabilimento bacologico (...) è molto bene avviato ed ha una estesa sfera d'azione, tale da offrirgli un lavoro considerevole e continuativo". Il prefetto, alla fine, lasciò invariata la tassa d'esercizio, ma approvò una diminuzione a 300 lire della tassa di famiglia. 10
Anche per quanto riguarda lo sviluppo degli affari, gli anni del primo dopoguerra furono intensi. De Nardi aderì nel 1922 alla Società italiana produttori seme bachi, un'associazione che si proponeva di stabilire condizioni omogenee nei prezzi di vendita del seme al pubblico, e di stabilire criteri trasparenti nella fissazione dei prezzi; alcuni anni dopo, nel 1931, aderì a un altro organismo, il Consorzio italiano produttori seme bachi, che doveva diventare un ufficio unico di vendita per tutti gli aderenti. "
Negli anni successivi, De Nardi fu uno dei soci della TISSA (Trattura italiana sete semai associati) di Vittorio Veneto: una società che si proponeva di "ammassare tutti i bozzoli da riproduzione esuberanti dalla lavorazione degli stabilimenti bacologici dei soci, di provvedere alla trattura dei bozzoli filabili", e di vendere i prodotti della filanda: il segno di un'attività che tendeva ad uscire dalla mera produzione del seme e ad allargarsi verso le altre fasi della lavorazione della seta. 12 La filanda aveva sede a San Fior di Sotto. Nel 1947, poi, fece parte del collegio sindacale della S.r.l. "Filanda Santa Lucia", che si occupava della filatura di bozzoli e del commercio della seta. 13
Liberale De Nardi fu attivo anche nell'amministrazione del comune di San Fior: dopo la guerra era consigliere comunale e alla fine del 1920 divenne assessore nelle file del Partito Popolare; venne poi rieletto il 25 novembre 1923 con 237 voti di preferenza, ma il suo mandato scadde quando le amministrazioni comunali vennero sciolte dal regime fascista e sostituite dai podestà. 14 Anche il padre Antonio De Nardi, vale la pena di ricordare, era stato amministratore comunale, precisamente consigliere tra il 1908 e il 1912.15
Personalità forte, equilibrata, disponibile, era solito fornire generosamente consigli di qualunque genere: d'affari, ma anche famigliari o di lavoro, a chiunque glieli chiedesse. Appassionato cacciatore, si recava spesso in una riserva in Slovenia, utilizzando un'automobile alla quale aveva fatto applicare una speciale cassa da lui ideata per trasportare i cani. Ma soprattutto era molto presente nella vita della famiglia; attento a far crescere i figli alla luce di valori profondi: si pensi che ogni mattina, quando i figli scendevano dalle camere, trovavano appeso a una bacheca un foglio con una massima da meditare per quel giorno, composta dal padre e trascritta dal ragioniere della ditta con una matita blu. 16
Liberale De Nardi morì il 31 dicembre 1953, poco dopo aver festeggiato il 50° anniversario del suo matrimonio.
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